Quando i tuoi figli o le tue figlie crescono, cresce soprattutto ciò che non sai di loro. Aumenta il loro spazio interno, si riempie di cose e tu, che una volta occupavi con la tua compagna o col tuo compagno tutto lo spazio, vai più in profondità, sei sommerso, coperto, nascosto, sotto. Tante cose si accumulano in una interiorità vuota e spugnosa che assorbe e mette a posto in posti che tu non conosci. Dove sei, lì dentro? In quale momento passi da contenitore a contenuto?
In più, tu sei anche qui fuori, corpo e rappresentazione di una cosa importantissima per lui o per lei. Sei qui e sei lì. Aumenta la distanza tra te che sei fuori e te che sei lì dentro, e quella distanza fa paura, perché significa che hai sempre di più davanti a te un’altra persona, una persona diversa da te, che però è tuo figlio, tua figlia.
Se questo è crescere, capisco ancora di più perché è così difficile, e perché lo è così tanto per loro che crescono, non solo di misura di scarpe. Si cresce insieme, in estensione e in profondità, e si cambiano tanti modi di essere figlio, figlia, genitore, genitrice. E tutti questi modi richiedono nuovi adattamenti, sistemazioni, posizionamenti, riconfigurazioni. Un continuo traslocare, mettere a posto, accumulare, scartare, cercare il posto, risistemare. Fuori e dentro, da questa parte e da quell’altra.
Almeno credo.